Tribunale di Brema: confermato il divieto dello slogan Dal fiume al mare”.
Il Tribunale amministrativo di Brema conferma il divieto dello slogan “Dal fiume al mare” nelle manifestazioni filo-palestinesi.

Tribunale di Brema: confermato il divieto dello slogan Dal fiume al mare”.
Il 5 dicembre 2025, una decisione del Tribunale amministrativo di Brema ha suscitato scalpore quando è stato dichiarato legale il divieto dello slogan “Dal fiume al mare” in una manifestazione filo-palestinese prevista. Come buten e dentro Secondo quanto riferito, il divieto è stato ritenuto appropriato perché lo slogan è associato a strutture organizzative terroristiche, in particolare al gruppo islamico Hamas e all'associazione vietata Samidoun.
Un co-registratore dell'evento aveva intentato una causa contro il divieto, ma il tribunale ha respinto la causa in quanto infondata. Nella sua sentenza si osserva che lo slogan invoca potenzialmente l’annientamento di Israele e l’espulsione della popolazione ebraica. La Corte ha basato questa argomentazione sul fatto che lo slogan della veglia, che avrebbe dovuto svolgersi a Brema da maggio a giugno 2024, esprimeva un atteggiamento di approvazione nei confronti degli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023.
Quadro giuridico
La sentenza del tribunale è datata 27 novembre 2025 e ha il numero di fascicolo 5 K 1012/24. Nel suo ragionamento, la Corte ha anche sottolineato che la giurisprudenza relativa allo slogan non è uniforme e viene interpretata in modo diverso dai diversi tribunali amministrativi e penali. La Camera ha tuttavia ammesso la possibilità di ricorso al Tribunale amministrativo superiore e di ricorso immediato al Tribunale amministrativo federale.
Il ricorrente ha sostenuto che lo slogan era ambiguo e non chiaro. La corte ha fermamente respinto questa opinione. Non esiste un modo alternativo giustificabile di interpretare lo slogan e il querelante non ha preso le distanze in modo sufficientemente chiaro dalle organizzazioni terroristiche che utilizzano lo slogan.
Contesto sociale
Questi sviluppi giuridici si inseriscono in un contesto sociale emotivamente carico in cui i dibattiti sul conflitto in Medio Oriente e sul sostegno ai palestinesi stanno diventando sempre più polarizzati. Lo slogan “Dal fiume al mare” viene interpretato da molti come l’espressione di una negazione formale del diritto di esistere di Israele, il che complica di conseguenza le controversie legali e provoca enormi tensioni sociali.
Il divieto dello slogan potrebbe quindi avere un impatto anche su futuri eventi e manifestazioni in Germania, dove i confini tra espressione legittima di protesta ed espressione penalmente rilevante devono essere continuamente esplorati. La domanda cruciale rimane: dove tracciamo il confine tra libertà di espressione e protezione dalla propaganda estremista? Un tema che riguarda non solo gli avvocati, ma la società tutta.
In questa situazione, è importante rimanere vigili e seguire gli sviluppi della questione, anche se la base giuridica a volte non offre una risposta chiara. Il dibattito è certamente lungi dall’essere terminato.