Rispetto dell'ambiente dei prodotti domestici: illusione o realtà?

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Uno studio dell’Università di Göttingen mostra che le informazioni sull’origine degli alimenti spesso non giudicano erroneamente la compatibilità ambientale degli alimenti.

Eine Studie der Universität Göttingen zeigt, dass Herkunftsangaben die Umweltfreundlichkeit von Lebensmitteln oft falsch einschätzen.
Uno studio dell’Università di Göttingen mostra che le informazioni sull’origine degli alimenti spesso non giudicano erroneamente la compatibilità ambientale degli alimenti.

Rispetto dell'ambiente dei prodotti domestici: illusione o realtà?

Sapevi che la percezione del cibo spesso può essere ingannevole? Un recente sondaggio dell'Università di Gottinga mostra chiaramente che molti consumatori sopravvalutano il rispetto dell'ambiente dei prodotti nazionali. Lo studio sulla rivistaQualità e preferenza del ciboè stato pubblicato, ha intervistato circa 1.000 persone sull'equilibrio ecologico di peperoni, mele e carne bovina provenienti dalla Germania, dai paesi dell'UE e da quelli extra-UE. È emerso che il cibo importato è spesso considerato più dannoso per l’ambiente, anche se potrebbe essere vero il contrario. Gabot riferisce che molti consumatori non sono in grado di valutare correttamente il reale impatto ecologico degli alimenti.

Uno sguardo ai dati mostra che molti prodotti nazionali sono classificati come ecologici, ma questo può essere fuorviante. Ad esempio, i peperoni spagnoli, che crescono in serre non riscaldate, sono spesso percepiti come meno rispettosi dell'ambiente rispetto alla varietà tedesca. In realtà, i peperoni spagnoli potrebbero essere più rispettosi dell’ambiente poiché richiedono meno combustibili fossili per il riscaldamento, mentre i peperoni tedeschi provengono da sistemi riscaldati. Ciò dimostra quanto siano importanti informazioni più precise sull’origine e le etichette ambientali per rendere i nostri consumi più sostenibili.

Percezioni diverse, realtà diverse

I consumatori tedeschi spesso danno per scontato che l’equilibrio ecologico del cibo locale sia migliore. I ricercatori dell’Università Georg-August di Göttingen hanno chiarito nel loro studio che gli alimenti importati sono in molti casi più rispettosi dell’ambiente. Dalla valutazione dell'impatto ambientale risulta che mentre il valore dei peperoni tedeschi è 32,7, quello dei peperoni spagnoli è 49,5 e quello marocchino è addirittura 55,1. Per quanto riguarda le mele, i tedeschi valutano i prodotti nazionali con 23,7, mentre le mele cilene si classificano significativamente peggio con 59,5. Modelli simili possono essere osservati anche nella carne bovina. I numeri mostrano chiaramente che l’origine da sola non è sufficiente per prendere decisioni sostenibili.

L'Istituto Economico sottolinea che le emissioni di CO₂ della carne bovina possono essere fino a 40 volte superiori rispetto ad altre fonti proteiche. Ciò illustra l’enorme impronta ecologica che la nostra dieta spesso lascia dietro di sé. I consumatori dovrebbero quindi basare le loro decisioni di acquisto non solo sull’origine dei prodotti, ma anche informarsi sugli effettivi impatti ambientali e climatici.

La necessità di maggiore trasparenza

L'attuale sondaggio mostra anche che molti intervistati non sono sufficientemente informati per prendere decisioni di acquisto informate. I ricercatori avvertono che gli impatti dei trasporti sono spesso sovrastimati e che il commercio internazionale non è di per sé dannoso per l’ambiente. Un’etichettatura dei prodotti più chiara è fondamentale per aiutare i consumatori a comprendere meglio il reale impatto ambientale. Ricerca e conoscenza raccomanda pertanto che le indicazioni di origine siano ponderate insieme ad altre informazioni quali le etichette ambientali, al fine di promuovere decisioni di acquisto sostenibili.

In definitiva, una cosa rimane chiara: vale la pena fare un passo indietro e mettere in discussione le proprie abitudini di acquisto. Sapere da dove viene il cibo e come viene prodotto potrebbe proteggere non solo le nostre papille gustative, ma anche l’ambiente. Andiamo al dunque!